Proposta (non) modesta
Da ogni parte si continua ad invocare la crescita economica, nazionale e mondiale, dimenticando il fatto che, essendo il pianeta Terra finito, anche la quantità dei beni producibili necessariamente lo sarà. In effetti, già oggi nel mondo si producono beni e servizi per circa 58.000 miliardi di dollari, pari ad oltre 8000 dollari per essere umano vivente. Se si pensa che 4 miliardi di umani su 7 vivono con meno di 700 dollari l’anno si capisce bene che non di aumentare la ricchezza prodotta si tratta, bensì di ridistribuirla con maggiore equità sia fra le nazioni e le persone sia fra le varie voci di spesa. Ma accantoniamo questa atroce realtà e giochiamo anche noi a fare gli economisti nel Bel Paese. Il Governo Monti, è nato su una dichiarata trinità (segnale della evidente preponderanza della cultura cattolica tra le sue fila). Rigore, sviluppo, equità. Dichiarazioni che molte speranze avevano acceso fra chi non sopportava più le false analisi e promesse dei suoi predecessori. Dopo cinque mesi di intenso lavoro abbiamo visto il rigore riservato quasi completamente alle classi medio-basse, lo sviluppo è rimasto allo stato di declamazione (nessuno è riuscito ancora a spiegare come sia possibile una ripresa economica tagliando fiscalmente il potere d’acquisto delle famiglie), la traccia dell’equità è stata talmente debole da passare inosservata. Eppure davanti a 40 anni di evasione ed elusione fiscale trasformata in accumuli patrimoniali, quando è andata bene, o in fuga nei paradisi fiscali, quando è andata male, delle possibilità di riequilibrio mi pare che ce ne sarebbero. Naturalmente non dimentichiamo la non volontà di Monti di giungere ad un accordo con la Svizzera, sul modello, recentemente approvato dalla Ue, usato da Gran Bretagna, Germania ed Austria, che apporterebbe qualche decina di miliardi una tantum utilizzabili per saldare tutti i debiti correnti dello Stato con i suoi fornitori e portare i pagamenti verso i 30/60 giorni fisiologici, una benedizione per l’economia. Probabilmente il Pdl avrebbe ritirato l’appoggio al Governo, ma, forse la Camere non lo avrebbero fatto cadere. Allora non c’è proprio nulla da fare? Alla maniera di Johnathan Swift formuliamo la nostra (non) modesta proposta.
Intanto a parità di saldo si potrebbe riequilibrare un poco il nostro sistema fiscale ad esempio alleggerendo di 3 punti le trattenute previdenziali trasferendole sulle aliquote Irpef. Per i tartassati dai sostituti d’imposta non cambierebbe niente sul netto mensile, per gli altri sarebbe un aggravio di non più di 400 milioni in tutto. Si potrebbero, inoltre, aumentare di un decimo le aliquote Iva per incassare 16/17 miliardi da usare per aumentare le detrazioni dei lavoratori dipendenti di circa 1000 euro ciascuno. Infine tassare gli accumuli patrimoniali, secondo la non insopportabile proposta della Cgil, recuperando altri 17/18 miliardi da redistribuire abbassando le prime due aliquote Irpef, circa altri 1000 euro per denuncia. In totale senza eccessivi aggravi per nessuno si avrebbe una spinta di 35 miliardi di potere d’acquisto pari al 2% del Pil che potrebbe servire da volano per la produzione. Mi fermo qui ma si potrebbe continuare con una carbon tax, ed anche con una revisione degli incentivi alla produzione, non c’è settore che non ne goda fra trasparenti ed opachi, sempre da convertire in alleggerimenti Irpef con priorità a chi paga attraverso i sostituti d’imposta.
Certo che se, nel frattempo, non si mette in atto una vera riforma dei controlli fiscali sulla scorta delle iniziative dei tempi di Prodi-Visco avvicinando la correttezza fiscale del nostro paese a quella dei nostri soci europei la boccata di ossigeno finirebbe abbastanza presto e riprenderemo a contendere il ruolo di ultima ruota del carro ai nostri simili Greci.