QUATTRO MILIONI “SPENTI”: ESISTE UNA LOGICA?
Avreste mai detto che a Bologna i semafori sono intelligenti? Cioè modulano il rosso in modo da non fare aspettare la fila se non vi sono più veicoli sulla strada perpendicolare alla vostra, e danno la priorità a richiesta ai bus? Scommetto di no.
Eppure basta andare sul web a questo indirizzo (http://www.comune.bologna.it/trasporti/servizi/2:4036/4414/) per scoprire che lo sono, o, meglio, lo potrebbero essere dal 1997-98. Anni nei quali 135 semafori su 220 furono dotati delle spirali ad induzione magnetica annegate sotto la pavimentazione stradale. In realtà pare che il sistema non sia mai stato avviato. Le ragioni sono avvolte in una nube nebbiosa, come altre cose nella nostra città. Prima pareva impossibile trovare una collocazione all’Unità Centrale, un potente computer che coordina il tutto collegato con il GPS degli autobus, che ha soggiornato qualche anno nello scantinato della ex palazzina Atc alla Dozza, sede del Quartiere Navile. Nel 2002 il sistema, finalmente, fu implementato ma, da allora, se ne sono perse le tracce. Fino a quando non è stato inserito nel progetto Civis assieme alle telecamere di protezione delle corsie preferenziali. Pare che funzioni, per ora, in via Irnerio e Marconi. C’è qualcuno in città che possa spiegare le ragioni del mancato utilizzo di un “impianto cofinanziato dalla Regione Emilia Romagna e dalla Unione Europea, che ne ha certificato il funzionamento accertando un miglioramento nei tempi di percorrenza dei flussi veicolari tra il 12% ed il 15%”?
Addirittura il “sistema integrato di Controllo del Traffico installato nella nostra città (Centrale semaforica, localizzazione satellitare della flotta bus) ottenne a Stoccolma nel giugno 1999 il prestigioso Bangemann Challenge Award il più importante riconoscimento a livello mondiale per le tecnologie applicate alla vita associata (2° premio assoluto)”. Non saremo costretti a ripetere l’encomiabile gesto di Di Vaio col Nettuno d’Oro e restituire il premio agli svedesi chiedendo scusa?
Paolo Serra