Pubblicato sull’Unità il 13 marzo 2011
Bologna non ha un grande fiume che la attraversi e la determini come Parigi o Londra, o come Roma, Firenze, Torino. Bologna giace fra il Savena e il Reno, due fiumi medio piccoli a carattere torrentizio. Malgrado ciò, fra il Medioevo ed il Rinascimento, grazie all’operosità ed al genio dei bolognesi, la scarsità endemica d’acqua fu tanto brillantemente superata, grazie ad un raffinato quanto imponente sistema di chiuse e canali, da farla diventare una vera e propria città d’acque, da determinarne la ricchezza per almeno sette secoli. Oggi da ogni parte si invoca un nuovo rinascimento urbano. Io credo che dovrebbe necessariamente basarsi anche sul recupero di questa storicità. Prioritariamente l’alveo del Reno dovrebbe essere completamente e definitivamente liberato da qualsiasi insediamento che ne impedisca la rinaturalizzazione, consentendone esclusivamente l’uso a parco pubblico (la Città del Reno prevista dal Piano Strutturale). Questo comporta la soluzione di problemi annosi, come le presenze Sintexcal, Valli Zabban ed altre, che richiedono non solo volontà politica ma anche sforzi finanziari. Lo stesso andrebbe fatto per il Savena al cui Canale va assicurata una portata d’acqua costante per evitarne la secca estiva che annualmente ne stermina fauna e flora. Il Parco del Canale Navile andrebbe completato per assicurarne la totale agibilità ciclo-pedonale da Corticella al Cavaticcio (Mambo) e collegato alla zona dei Laghetti del Rosario da trasformare in Parco Acquatico secondo il progetto presentato da Uisp e Coop. Il Canale di Reno e la rete dei suoi defluenti (Moline, Ghisiliera) andrebbe detombato ovunque possibile, certamente in via Riva di Reno. Anche per il Ravone e l’Aposa si dovrebbero esaminare ipotesi di rivalorizzazione. Un piano generale per ricreare la Bologna delle acque è un tipico esempio di proposta bipartisan che, appoggiata da tutte le forze politiche e civiche, credo non avrebbe soverchie difficoltà ad ottenere consistenti fondi dall’UE. In città non mancano gli intellettuali ed i tecnici capaci di creare un progetto di eccellenza storica, urbanistica, culturale ed ambientale. I Campos-Venuti, i Riccomini, i Gresleri, i Cervellati, i Mattioli, i Bottino, l’INU al completo, e tanti altri, credo sarebbero onorati, spero entusiasti, nel portare le loro idee ed esperienze ad un progetto che potrebbe concorrere a far entrare la città nel grande circuito del turismo internazionale dal quale è attualmente esclusa. E così accontenteremmo anche l’economia.
Paolo Serra mad9921@iperbole.bologna.it
Bel progetto,nonne ero a conoscenza, anche se condivido pienamente la visione di una Bologna che “riscopra” i suoi canali che tanto lustro e ricchezza hanno dato a questa citta’.
Oltretutto si sposa bene con le nuove, finalmente, proposte di pedonalizzazione del Centro Storico. Vediamo in primavera di dare corpo ai sogni.
Sarebbe bellissimo… penso che tutti noi ci affacciamo dalla famosa finestrella per vedere meravigliati il canale del reno attraversare la città. Avevo letto della possibilità di riaprire un tratto del canale in piazzetta della Pioggia per esempio. Speriamo che interventi di qualificazione di questo tipo, tutto sommato a basso costo, vengano davvero realizzati.
Sto cercando di organizzare un gruppo di pressione sull’argomento. La terrò informato.
Speriamo che dopo tante parole i canali non siano talmente danneggiati da una manutenzione approssimativa, di cementificazione di sponde di canali e del fondale
si riesca ancora a pianificare il recupero e la valorizzazione di questo patrimonio storico unico e dal valore non commensurabile.
Il valore deriva da una idea unitaria di gestione dei Canali e della loro valorizzazione come museo all’aperto diffuso sul territorio, con piste pedonali e ciclabili a lato dei canali, con arredi, con manutenzione semplice ed intelligente, con acqua in permanenza e non solo per 6 mesi all’anno.
Speriamo che la distruzione di questo patrimonio cessi per le denunce dei cittadini e per dei solleciti importanti da parte dell’amministrazione comunale o da chi ha avuto mandato.
Le Associazioni diffuse sul territorio sono un presidio di controllo, uno stimolo e un tramite per il pubblico che intende visitare segmenti di questo territorio.
Altri a Bologna lo sognano, ma fino a quando l’Ascom penserà che senza auto private il centro storico muore rimarrà un sogno Ci vorrebbe qualche personalità della cultura o dello spettacolo che fungesse da catalizzatore. Esiste un’associazione http://www.amicidelleacque.org/chi-siamo/ ma mi sembra che si limitino a pubblicizzare la storia ma non a sognare il futuro.