Pubblicato sull’Unità del 26 settembre 2011
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Cara Rita Finzi, presidente di Marconi Express spa,
in un primo tempo, per rispondere alla sua “opinione del 24 settembre” ho pensato di ispirarmi al Kurosawa di “Rashomon” con le sue tre versioni dello stesso fatto che ciascuno ritiene vera. Ma forse è più semplice riferirsi al vecchio “Dove vai? Porto pesci”. Nessuno, infatti, afferma che una monorotaia fra la Stazione ed il Marconi non sia un eccellente soluzione, anzi, fin dal 2005, io stesso, su queste colonne, lo definii “un ottimo dessert”. Ma in una pranzo dove mancano un buon primo ed un sostanzioso secondo, nutrirsi di soli dessert porta al diabete, e per primo e secondo intendevo una tramvia urbana nella famosa T rovesciata Corticella/San Lazzaro/Borgo Panigale ed un Servizio Ferroviario Metropolitano di buon livello (questo sì che ci porterebbe verso l’Europa). Per questo io e tanti cittadini, fra cui molti trasportisti, economisti, urbanisti sosteniamo che per il collegamento suddetto si possa utilizzare l’esistente: i quattro binari delle linee Bo/Vr e Bo/Mi con le modalità più volte ricordate. Questo anche per essere coerenti con le continue dichiarazioni dei nostri amministratori che il SFM è “l’opera strategica per la mobilità del bacino” sulla quale, però, invece di far convergere sforzi e finanziamenti si effettuano solo tagli. Da ultimo il dimezzamento della stazione Aeroporto, ora Borgo Scalo, e l’interramento ad un solo binario della Bo/Budrio che ne preclude ogni ulteriore sviluppo. E’ pensar male affermare che politici e tecnici del Comune di Bologna non siano affatto interessati al completamento delle stazioni urbane ancora mancanti, Rimesse, Prati Caprara, Zanardi, ed al futuro utilizzo del servizio anche per i collegamenti urbani, come se andare da San Ruffillo all’Ospedale Maggiore in 12 minuti saltando gli ingorghi del traffico cittadino fosse una quisquiglia? Per noi questa è l’Europa verso la quale vorremmo si indirizzasse il Capoluogo di Regione.
Il dilemma resta questo, vale la pena di spendere più di 100 milioni per un po’ di comodità marginale, e non sempre, in quell’una o due occasioni l’anno in cui la maggior parte degli utenti si reca all’aeroporto? Nel 2005 ci fu autorevolmente risposto che per questo neppure un euro pubblico sarebbe stato speso. Ma la gara andò deserta malgrado gli ingiustificabili 27 milioni della Regione a fondo perduto. Dov’è questo capitale privato che dovrebbe entrare nella Marconi Express spa al posto di Atc? Ne sentiamo parlare ormai da troppo tempo in termini un po’ troppo vaghi. Non vogliamo neppure pensare che si intendano altre aziende locali a capitale pubblico, come Sab o Finanziaria Fiere e via discorrendo. Sempre meglio di Atc, d’accordo, ma sempre in ultima istanza col rischio di impresa a carico dei cittadini che, presumo, vorrebbero vedere spesi o loro denari in opere e servizi un po’ più necessari.
Paolo Serra
Pubblicato sull’Unità del 29 settembre 2011