“ Prima di resettare o rottamare parliamo di politica”. Paolo Serra l’Unità 19 maggio 2013

PD: rottamare? resettare? meglio formattare.

Siccome “rottamare” è un vocabolo troppo violento, e più adatto ad una società industriale che post, ora va più di moda “resettare” che vuol dire azzerare il risultato deludente fornito da un pc, o altro marchingegno elettronico, e ricominciare da capo. Ma limitarsi a resettare il PD e ricominciare con gli stessi programmi già installati non è troppo limitativo? La colpa del cattivo funzionamento è stata solo dell’operatore o non piuttosto di un software difettoso? In tal caso inevitabilmente il risultato finale non potrebbe cambiare. Per dare risultati la cura dovrà essere ben più radicale. Il PD si deve “formattare”, azzerare tutta la cpu ed installare una nuova, e completa, versione dei programmi. La prima, infatti, conteneva il baco delle omissioni, ovvero evitava di affrontare i problemi rischiosi: diritti del lavoro, equità fiscale, diritti civili, etc., per puntare sulle personalizzazioni, la cosiddetta “contendibilità”. E’ stata un scorciatoia, dovuta anche alla ragione di dover fare i conti con la cosiddetta “società dello spettacolo”, dove i media sono passati da cercatori e fornitori di notizie ad inventori di  suggestioni, e così anche la politica, che dovrebbe coniugare il pensiero con le azioni, ha iniziato a diventare immagine e suggestioni. Il PD sembra nato nel mondo della fisica quantistica, sottoposto al principio di indeterminazione di Heisenberg, dove se riesci ad identificare una idea politica non puoi sapere chi ne sia il reale concretizzatore mentre se identifichi un leader non puoi saperne le reali idee politiche. In effetti, prima di contendere una cosa, non bisognerebbe definirla con un po’ più di precisione in modo di evitare che il mitico intercalare “ma anche” diventi nella realtà un paralizzante “ma neanche”? Chiarire, anche con referendum fra gli iscritti,  i concreti obiettivi del PD nei campi minati di una fiscalità più equa e moderna, dei diritti civili, di quelli del lavoro, e schierarsi unanimi sul campo per conseguirli, questo il compito del prossimo congresso, che non si capisce perché non si svolga immediatamente (o forse si capisce anche troppo bene…).

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