Stazione – Fiera – Aeroporto: La palla al balzo
Ora è nero su bianco. Nel protocollo d’intesa firmato il 30 gennaio scorso fra Comune, Provincia e Fiera di Bologna è compresa la attivazione della linea 6 del SFM, il cosiddetto “braccetto” che, lungo la esistente linea sopraelevata di cintura, congiunge la Stazione alla Fiera, passa a fianco di CNR, Aldini e Tecnopolo, con interessanti possibilità di prolungamento a San Donnino e CAAB. Secondo una simulazione della Provincia, confermata dalla tesi di laurea di Sara Belluzzi del 2011 (relatore Giorgio Praderio), l’investimento sarebbe di 20 milioni con assetto base alla mezz’ora utilizzando promiscuamente i binari merci, e di 30 con un binario dedicato. Non possiamo che esprimere una “viva e vibrante soddisfazione”, come direbbe Crozza/Napolitano, per la entrata di Duccio Campagnoli, Beatrice Draghetti, Giacomo Venturi, Virginio Merola e Andrea Colombo nel non affollato novero dei bolognesi ragionevoli, cioè di quelli che di fronte a problemi, necessità, desideri, prima di lanciarsi in ipotesi di rutilanti nuove opere controllano, se, per caso, non ci sia qualcosa di già esistente utilizzabile per funzionale e decorosa risposta. Saltato, con immensa fortuna dei futuri bolognesi, il faraonico tunnel previsto da Guazzaloca e confermato da Cofferati e definitivamente abbandonata la proposta di navetta gemella del people mover si useranno, finalmente, i binari di cui Bologna è ricchissima fin dalla seconda metà dell’800 e che sono rimasti deplorevolmente sottoutilizzati negli ultimi sessanta anni, quando non addirittura smantellati. Campagnoli propone di utilizzare per l’opera parte dei fondi recuperati dalla metro-tramvia cassata. Noi, inguaribilmente ottimisti, crediamo che non sia neppure necessario sacrificare filobus o altre parti del SFM. Basterebbe riuscire a far entrare nel club dei ragionevoli anche Vasco Errani e Alfredo Peri, convincerli a dirottare su questo progetto i 3,5 milioni che avevano stanziato per la metro-tramvia ed i 27,5 milioni di fondi europei che dal 2008 aspettano inutilmente di trovare soci privati per essere spesi per il people mover. Non c’è neppure bisogno di nuove progettazioni, basterebbe ripristinare il precedente assemblaggio del SFM che prevedeva la stazione Aeroporto di via Bencivenni a cavallo dei binari per Milano e per Verona, che garantiscono un treno ogni 15’ e l’interramento della Bologna – Budrio a due binari per non occludersi per sempre ogni sviluppo futuro su una linea che da Vignola a Portomaggiore si configura come una vera e propria metropolitana di superficie e raggiunge attrattori importanti come il Maggiore il Sant’Orsola e l’Università.