Siccità e alluvioni
“Alluvioni e siccità” avevo proposto al nostro giornale come titolo, il 20/12/2008, di un mio articolo sulla tropicalizzazione del clima, poi pubblicato come “Catastrofi: eventi poco naturali”. Era dicembre e tutta l’Emilia-Romagna era sotto l’acqua. Ora siamo in agosto ed il fertile humus delle nostre campagne si sta sgretolando per la siccità. Il cambiamento climatico è un dato di fatto consolidato: concentrazione delle precipitazioni in brevi rovinosi periodi e lunghi periodi secchi. Due stati di calamità che sono diventati consueti. Pare chiaro che gli usi consolidati dell’acqua vadano modificati con la massima urgenza. L’agricoltura consuma il 70% dell’acqua con tecniche di massimo spreco come l’irrigazione a pioggia o, peggio, le canalizzazioni a perdere. La rete domestica soffre di perdite più o meno riconosciute per la vetustà delle tubazioni. Le industrie continuano a succhiare dalle falde con pozzi non tutti regolarizzati. La Regione ha evidenziato il problema da almeno 20 anni ma l’azione concreta lascia molto a desiderare. Il Piano Acque 2001-2016 trattava prevalentemente di inquinamento e solo secondariamente di consumi, sarebbe, comunque, interessante conoscerne i risultati dopo due terzi dalla sua decorrenza. La costruzione di nuovi invasi per mantenere l’acqua in quota ed usarla quando è necessario pare bloccata da un decennio dopo i malintesi con gli ambientalisti sulla diga di Castrola nel bolognese. Il progetto Aqua per il contenimento dei consumi agro-industriali, lanciato questa primavera, è su base volontaria e non normativa. La risorsa Pò, ultima riserva, si trova in condizioni ancora peggiori dei fiumi appenninici per lo smodato utilizzo anche per il raffreddamento delle centrali termiche. Occorrerebbe una decisa azione regionale, normativa ed economica, che affronti il problema sotto tutti gli aspetti, ma non pare che, oltre a chiedere interventi governativi sempre meno probabili, il problema acqua sia nella prima pagina dell’agenda. L’acqua di tutti, slogan del referendum 2011, rischia di diventare l’acqua di nessuno.