Masterplan Marconi 09/23
Sono passati sei anni da quando il comune di Bologna assegnò l’appalto del people mover al CCC (maggio 2009) e fu firmato il relativo contratto di concessione (4 giugno 2009) per l’ammontare complessivo di 89,5 milioni di euro. Malgrado i megafoni istituzionali assicurassero che l’opera fosse a totale carico di capitali privati, già in partenza lo sforzo era alleviato dai contributi a fondo perduto di 22,5 milioni della RER e 2,7 di SAB (entrambi iva esclusa) e nel caso la tariffa di 6,75 euro per il Marconi e 1,5 per il Lazzaretto si fosse rivelata deficitaria, dal contributo fino a max 1,5 milioni annui da parte del Comune.
Come da contratto il CCC fondò la relativa società operativa, l’ormai famosa Marconi Express, ed iniziò la ricerca degli investitori. Ricerca, evidentente non andata a buon fine, anzi cessata subito, visto che l’1 dicembre 2009 la giunta Del Bono consentì ad ATC (ora TPER) di entrare nella spa col 25% delle azioni, e di firmare un patto parasociale che lo avrebbe fatto diventare il 75% dopo un anno di esercizio, il 90% dopo quattro ed il 100% comunque entro il 2020. Et voilà la navetta diventava interamente pubblica. Oggi Del Bono, Sutti e Collina, più 7 assessori ed una dirigente comunale sono accusati di danno erariale per 14 milioni e saranno sotto processo il 24 febbraio del 2016 (grazie ai tempi biblici dei processi civili in Italia). Poichè anche il Tar, sollecitato dal ricorso di un consigliere di minoranza, si era occupato della vicenda, nel 2013 i patti furono rivisti e TPER, pur entrando, rimarrà confinata nel 25% già sottoscritto. Nel frattempo il costo dell’opera è salito a 111 milioni, la tariffa è passata ad 8 euro, la concessione da 35 anni è passata a 40, RFI è stata convinta a finanziare 5,5 milioni e SAB a farsi completamente carico del costo del collegamento di circa 800 metri, in parte in sotterraneo, fra il terminale della navetta (assestato in sopraelevata al piazzale dell’attuale aerostazione e non spostabile causa servitù militare) ed il nuovo terminale obbligato dal Master Plan approvato dal Ministero che verrà in fondo a via dell’Aeroporto (circa 8 milioni). Via dell’Aeroporto non è altro che il proseguimento di via Bencivenni, nome non nuovo nella saga del people mover, all’inizio di essa vi sono le fondamenta ed il sottopasso della Stazione SFM detta Aeroporto a cavallo delle linee per Milano e Verona la cui costruzione è stata interrotta e poi prevista sulla sola linea per Milano come sacrificio sull’altare del bando people mover.
Malgrado il maquillage, però, i problemi della Marconi Express non sono finiti: restano da trovare o nuovi soci, questa volta veramente privati, o mutui bancari per un’ottantina di milioni senza garanzia pubblica. Esercizio evidentemente non semplice, visto che da allora si succedono regolarmente gli annunci di successo ma poi non succede niente. I Fondi pensionistici americani si sono volatilizzati, così come il Fondo Orizzonte delle Camere di Commercio Italiane e la RATP francese, socia della tramvia di Firenze. Unipol Banca ed Unicredit pare abbiano assicurato una quota, Banca Intesa pareva dovesse colmare il gap ma qualcosa si è evidentemente inceppato e Rita Finzi ha dovuto di nuovo riporre lo champagne nel frigo della Marconi Express. Come mai tutti quelli che accedono ai conti, come si azzardarono a prevedere in molti già dal 2006, fuggono?
In realtà non occorro grandi società di accounting per accorgersi che l’operazione non sta in piedi. Basta il comune buon senso. Visto che il mezzo di trasporto più usato dai bolognesi per raggiungere il Marconi è e resterà l’auto guidata da un parente o un amico e che un corsa in taxi costa 13 euro, quindi se si viaggia in compagnia è addirittura più conveniente, visto che la Zona Universitaria al Lazzaretto non si farà più e la Zona Residenziale è di là da venire, che l’ipotesi di esodo da Firenze pare vanificato dalla nuova pista di Peretola la cui VIA è in stato di conclusione (e comunque dallo studio Unibo del 2008 era considerato scarsamente influente sul risultato di gestione), visto che, come detto sopra, appena in funzione la Nuova Aerostazione la “comodità” del people mover subirà un duro colpo, quello che non si capisce è come ci possa essere qualcuno disposta ad investirci (o a prestare capitali).
Come noto già oggi in via Bencivenni passa un treno ogni 13 minuti (che cogli accordi firmati nel 2014 potrebbero scendere fino a 7) per un viaggio della durata di 5 minuti e del costo di 1,30 euro (alle tariffe attuali partendo dalla Centrale, ma il bello del SFM è che il Marconi sarebbe raggiungibile da quasi tutto il bacino obbligando lo scambio in Centrale solo per la linea per Ferrara). Serve altro per cambiare rotta?