LA SOLUZIONE FACILE ED ECONOMICA – Quelle navette che costano poco e rendono molto – paolo serra l’Unità il 22 aprile 2005


Nel 2000 l’aeroporto Marconi propose un PeopleMover integrato con il Servizio Ferroviario Metropolitano ma Guazzaloca lo rifiutò

E’ una fortuna che Romano Prodi dalla natia Reggio Emilia abbia posto la sua residenza a Bologna, da cittadino bolognese può così elargire pillole di pragmatico buon senso ad una città che, nota un tempo, neppur troppo lontano, anche per questa caratteristica, da qualche tempo sembra averla persa per strada (forse nel caos del traffico auto/motociclistico?). L’ultima pillola, speriamo solo in ordine di tempo, è il suggerimento di abbandonare i faraonici progetti sotterranei guazzalochian/crocioniani e cercare una soluzione leggera, per tecnica e costo, per collegare, ad esempio, l’aeroporto Marconi alla stazione centrale. In verità tale progettazione è stato affrontata parecchie volte a partire dai primi anni 80 ma ha sempre cozzato con il problema di un nuovo attraversamento del Reno, da attuarsi in un punto obbligatoriamente vicino alle massicciate della Tangenziale e della Cintura Ferroviaria, che comporta soluzioni tecnicamente molto complicate e dai costi esorbitanti, sia per la soluzione sotterranea che per quella sopraelevata.Segue dalla prima Non esiste allora una soluzione con un buon rapporto costi/benefici? Mi permetto di affermare di sì, è una soluzione studiata nel 1999/2000 dalla Sab (la società che gestisce l’aeroporto) sulla base di una intuizione, contenuta anche in uno studio di Sisplan per Assindutria: se la ferrovia non riesce ad arrivare al Marconi, portiamo il Marconi alla ferrovia. Si tratta del People Mover, non troppo conosciuto in città, che collega l’aerostazione con le fermate di Borgo Panigale, esistente, e aeroporto, in costruzione, del Servizio Ferroviario Metropolitano (di cui un giorno dovremo parlare più approfonditamente). Furono commissionati due studi di fattibilità alla bolognese Tecnicoop ed alla Metropolitana Milanese che ne confermarono la praticabilità tecnica ed economica. La descrizione del progetto è efficacemente sintetizzata nella lettera che l’allora presidente della Sab, Alberto Clò, inviò a Guazzaloca di cui riporto un brano: «In estrema sintesi, ad esercizio Sfm (Servizio ferroviario metropolitano, ndr) iniziato, il Marconi sarebbe collegato direttamente, tramite navette automatiche su rotaia, trainata a fune, partenti ogni tre minuti, con percorrenza di sei-nove minuti, col 90% del Sfm e con 8 capoluoghi di provincia su 9 (compreso Forlì il che renderebbe più agevole il nostro collegamento con l’aeroporto Ridolfi ora effettuato con pullman autostradali). L’investimento è stato valutato in 40/60 miliardi. Le Ferrovie dello Stato si sono dichiarate ampiamente disponibili ad un nostro inserimento nelle loro due fermate ed un accordo formale è ormai pronto nei dettagli. Da parte nostra siamo pronti per la progettazione conclusiva e per la ricerca dei partner finanziari e tecnici. La stessa produttrice delle navette (la Leitner di Vipiteno) si è dichiarata interessata ad una partecipazione, mentre l’Atc è assai interessata ad agevolare il collegamento con il tram che passerà a circa 150 metri dalla fermata di Borgo Panigale». La Giunta Guazzaloca, al contrario, bloccò il progetto perchè visibilmente concorrente con il suo della metropolitana sotterranea Mab. La descrizione di Clò si riferisce al funzionamento col Sfm implementato, il che significa un treno dalla stazione centrale al Marconi (e viceversa) ogni 7 minuti e mezzo con un tempo di percorrenza di 4/6 minuti. Poichè il People Mover arriva direttamente all’atrio imbarchi ed ha una frequenza di 5 minuti, si può calcolare un tempo complessivo di trasporto di 10/15 minuti per chi userà le linee della fermata eeroporto (Milano e Verona) e di 15/20 per chi usera le linee della fermata Borgo Panigale (Porretta e Vignola). Ma la caratteristica più attraente del sistema è che l’aerostazione può essere raggiunta direttamente, senza scalo a Bologna centrale, da 69 fermate del Sfm su 81 e da tutti i capoluoghi della regione (esclusa Ferrara), ed eventualmente dalle regioni limitrofe ad anche dall’alta velocità adeguando il marciapiede della fermata Aeroporto, ma non voglio addentrarmi troppo nel futuro. Sono perfettamente consapevole che puntare con tanta decisione sul Sfm possa sembrare un azzardo date le difficoltà che le ferrovie locali stanno continuamente incontrando. Regione, Provincia e Comune, però, hanno più volte dichiarato che i Servizi Ferroviari Metropolitano e Regionale rappresentano l’asse strategico per la soluzione del problema dei trasporti del bacino bolognese, il People Mover non potrebbe essere la cartina di tornasole che ne sveli le reali priorità? Il Sfm potrà essere completato solo quando i binari della stazione centrale saranno sostituiti da quelli sotterranei dell’alta velocità/capacità, cioè presumibilmente attorno al 2008/9 ma, nel frattempo? Se nel 2001 Guazzaloca invece di rincorrere il sogno/incubo Mab avesse accettato il suggerimento della Sab, oggi il People Mover potrebbe essere già funzionante con la sola stazione di Borgo Panigale. Come funzionerebbe? Oggi dalla stazione centrale per Borgo parte un treno ogni mezz’ora diretto a Sasso Marconi ed uno ogni ora per Bazzano. Ogni ora, perciò i viaggiatori possono usufruire di tre collegamenti della durata di 15/20 minuti, l’attuale aerobus dell’Atc ne fa quattro e fa il percorso in 18/30 minuti (traffico permettendo). Ovviamente tutti gli abitanti della Porrettana, della Bazzanese, di Casalecchio e Borgo Panigale raggiungerebbero direttamente in treno il Marconi. Anche ridotto al minimo il People Mover fornirebbe un servizio quantomeno non inferiore all’esistente. Il completamento della fermata aeroporto, che si potrebbe anticipare, che consentirà l’accesso diretto al Servizio ferroviario regionale, taglierebbe la testa al toro. Non vale la pena di tirare fuori il People Mover dal cassetto?

Paolo Serra  mad9921@iperbole.bologna.it

Condividi:

People mover. E se da cosa cattiva nascesse cosa buona? paolo serra l’Unità del 18 maggio 2008

La navetta proposta da Sab nel 2000


In tutta franchezza le ragioni per le quali gli imprenditori bolognesi (privati e coop) hanno rifiutato di partecipare al parziale project financing del People Mover del Comune di Bologna (dalla Stazione Centrale all’Aeroporto) paiono incostintenti.

La navetta sopraelevata, che nel tratto del superamento della Tangenziale e del Reno si trasforma in un emozionante ottovolante, fu inizialmente pensata come splendido dessert col quale concludere il lauto pranzo delle infrastrutture di trasporto bolognesi, essendo il primo ed il secondo piatto costituiti dal Passante Nord e dalla Metro-tramvia (per la Giunta), dal Servizio Ferroviario Metropolitano e da una rete di Tram su ferro in superficie (per me e per i tecnici del Laboratorio Bologna Pulita). Chi legge queste note che da anni l’Unità mi pubblica ricorda la fin troppo facile ironia che a nutrirsi di soli dessert si corre il rischio di ritrovarsi affamati molto in fretta, ora non c’è neppure quello e la fame è inesausta.

Il People Mover inizialmente doveva essere un dono dell’imprenditoria alla città senza oneri per gli Enti Locali, poi 30 dei 90 milioni di euro del costo sono finanziati dalla Regione a fondo perduto ed altri 30 dal Comune (un milione l’anno per trenta anni sotto forma di assicurazione sui mancati incassi da gestione). A carico dell’imprenditorialità restava un solo terzo dell’opera, se mai ci fosse stato uno squilibrio nel bando non era certo a carico del rischio d’impresa. L’immortale senatore Andreotti deve molta della sua imperitura fama ad un famoso motto: “A pensar male si fa peccato ma ci si prende”, un mio amico malizioso mi ha sussurrato nell’orecchio sinistro che, forse, la ragione del rigetto imprenditoriale si trova in qualche punto del Piano Strutturale Comunale (o, peggio, nel suo impianto generale). Data la passione inestinguibile dei nostri imprenditori per il Risiko fondiario ed immobiliare, vuoi vedere che ha ragione lui?

Ma voglio lasciar perdere polemiche e malizie per esprimere un augurio: “Chissà che da cosa cattiva non possa nascere cosa buona?, non potrebbe essere questa l’occasione per riesaminare le progettazioni infrastrutturali sotto la lente della ragionevolezza?”

Per non essere tacciato di ideologismi precostituiti propongo due indicatori obiettivi per valutare le proposte: il rapporto economico costi/benefici e la quantità di anidride carbonica immessa in atmosfera.

L’ipotesi della giunta prevede la Metro-tramvia fra la Fiera e Borgo Panigale, il People Mover fra la Stazione e l’ Aeroporto, il Civis fra San Lazzaro e la Stazione.

L’ipotesi del Laboratorio prevede il Servizio Ferroviario Metropolitano, con ripristino della stazione Aeroporto dimezzata sull’altare del People Mover ed utilizzo della ferrovia di cintura per la Fiera,  il Tram su rotaia sulla famosa T rovesciata, Corticella, Borgo Panigale, San Lazzaro, un collegamento diretto del Marconi con quattro linee del SFM e SFR, ed i Civis abbandonato o dirottato su una radiale adatta alla sua capacità che è quella di un filobus.

Se non ci fidiamo delle capacità analitiche domestiche, ma a Bologna non mancano, facciamo esaminare le due ipotesi da un Istituzione scientifica internazionale al di sopra di ogni sospetto (ce ne sono fin che se ne vuole). Non è un modo serio per ritornare ad assumere decisioni supportate solo dalle ragioni dell’interesse generale e non da quelle degli schieramenti e degli interessi particolari?

Paolo Serra     mad9921@iperbole.bologna.it

Condividi:

Intervista a Giuseppe Campos Venuti – “Basta sogni impossibili, Errani e Merola puntino su treni e autobus efficienti” L’Unità 20-10-2011

Intervista a

Giuseppe Campos Venuti

“Basta sogni impossibili, Errani e Merola puntino su treni e autobus efficienti”

Bisogna tornare al progetto originario, all’idea di città che stava alla base del progetto di Tramvia ai tempi del sindaco Vitali. E bisogna che Merola ed Errani capiscano che per i prossimi 15 anni Comune e Regione avranno pochissime risorse. Quindi che occorre spendere bene, puntando tutto su progetti realizzabili: il completamento del Servizio ferroviario metropolitano e un servizio di autobus e filobus più efficiente».

Giuseppe Campos Venuti ha sempre avuto le idee chiare sulla mobilità a Bologna. Le mantiene anche ora che tutto torna in alto mare, dal Civis al metrò. E non le manda certo a dire. Ha fatto bene il Comune a fermare definitivamente il Civis?
«Sì, anche se bisognava farlo prima. Quel progetto è una follia. Ha la stesse portata di un filobus, quindi non avrebbe mai potuto modificare nulla rispetto a oggi. Non ha mai convinto e la gara si è svolta in modo poco corretto e trasparente. Ma Cofferati prima e Delbono poi non hanno avuto il coraggio di cambiare».
Anche il Metrò è sul binario morto…
«In quel caso Cofferati almeno cambiò il progetto e cancellò la tratta che puntava sulla collina, che la Giunta Guazzaloca voleva cementificare. In quegli anni parlavano di 20mila nuovi alloggi, volevano attribuire una cubatura alla collina col “trucco” che aveva usato la Moratti per cementificare ancor più Milano. Una vera vergogna. Rimase però il percorso di attraversamento sotterraneo, che per una città come Bologna è una cosa ridicola».
Da 20-30 anni sembra esserci una maledizione sulle opere per la mobilità.
«Diciamo pure 50, dalla tangenziale degli anni Sessanta. Da quando il ferro perse la battaglia sulla gomma e vinse la Fiat, che ora Marchionne porta negli Usa mentre a noi ha regalato il Civis. Siamo stati turlupinati. Anch’io ho perso.Ricordo ancora, era il ‘63, a Palazzo d’Accursio si festeggiò il pensionamento dell’ultimo tram il 63. Io ero assessore, dovetti uscire dall’aula».
E oggi qual è la soluzione?
«Bisogna tornare all’idea originaria di città metropolitana. Un servizio di trasporto pubblico veloce e di massa da Est a Ovest, con un braccio verso Nord da via Indipendenza a Corticella. Era l’idea di Vitali, che però partì malissimo col cordolo di via Emilia Ponente che fece incavolare i bolognesi e aprì la strada alla vittoria di Guazzaloca. Da allora Bologna non è stata più capace di rimetterla in pista, ma è ancora la soluzione giusta».
E come si può realizzare, oggi?
«Completando il Servizio ferroviario per collegare l’area metropolitana al capoluogo e realizzando un più efficiente trasporto su gomma per muoversi in città. Le stazioni ferroviarie fuori Bologna sono ormai tutte realizzate. Mancano solo quelle cittadine. Bisogna che la Regione le finanzi, invece di privilegiare le strade e il trasporto su gomma. E bisogna dirottare lì anche i soldi di Roma per il Metrò».
E del People mover cosa pensa?
«Che costa un sacco di soldi e non serve quasi a niente. È una navetta che porta qualche decina di persone. E dicono che dovrebbe servire anche il nuovo Polo universitario del Lazzaretto. Come faranno a trasportare migliaia di studenti? Boh. Fa ridere i polli»

Raccolta da Claudio Visani l’UNITA’ 20/10/2011

Condividi:

MARCONI: ATTERRAGGIO STRUMENTALE ANCHE DA SUD EST Resto del Carlino 17 ottobre 2011 marco tavasani

Due antenne per fermare il rumore degli aerei

All’aeroporto Marconi

Nuova tecnologia dopo le denunce dei residenti

Bologna, 17 ottobre 2011 – Dovrebbero diminuire i disagi degli abitanti del Navile e di alcune aree limitrofe, come conseguenza indiretta dell’installazione sulla testata pista 30 del Marconi (quella vicina alla tangenziale e alla città) di un sistema di atterraggio strumentale (Ils) che consentirà agli aerei di effettuare atterraggi di precisione. Sull’altra testata, la 12 (per i jet che arrivano da Ovest), da anni è già in funzione un Ils di categoria 3b che consente di atterrare anche quando la visibilità verticale è nulla e quella sulla pista non inferiore a 75 metri.

Praticamente il Marconi è ai massimi livelli europei in fatto di atterraggi strumentali di precisione in ogni condizione di tempo (fatta salva la neve o il vento forte in coda), garantendo così un elevatissimo standard di regolarità ai voli. E dopo Fiumicino, Malpensa e Olbia sarà il quarto scalo italiano con due apparati Ils sulle piste. Da qualche mese l’Enav (Ente nazionale assistenza al volo) ha infatti deciso di installare anche sull’estremità opposta (pista 30) un Ils con un investimento di 1,8 milioni di euro.

Questo sistema (un’antenna indica l’angolo di discesa, un’altra il corretto allineamento con l’asse pista), dovrebbe portare, indirettamente, alla diminuzione del disagio provocato soprattutto nei mesi da giugno ad agosto ai 3.568 abitanti delle zone del Navile, al punto che si era costituito un comitato che, in una lettera al sindaco Virginio Merola lamentava continui sorvoli di aerei in decollo e un fastidioso aumento del rumore.

«L’installazione di un Ils sulla pista 30, che sarà operativo entro5/6 mesi — spiega Mariano Longo, direttore Enav di Bologna — consentirà di passare da una fase di avvicinamento strumentale non di precisione, ad una di precisione. L’apparato comporterà così un migliore utilizzo dell’infrastruttura aeroportuale». L’Ils, omologato in categoria 1, consentirà atterraggi di precisione purché la visibilità in pista non sia inferiore a 800 metri e quella verticale di circa 60. ‘Sequenziando’ gli atterraggi per la pista 30 potranno aumentare (condizioni meteo e di traffico permettendo) i decolli verso Ovest.
Con due Ils il Marconi farà un salto di qualità notevole e anche in presenza di nuvole basse e vento da Ovest sarà possibile atterrare dalla città: la fase di avvicinamento è sempre meno rumorosa e avviene a velocità più bassa rispetto al decollo, in quanto i motori emettono una spinta ridotta.

«Quanto al rumore — dice Adelaide Corvaglia, direttore Arpa Bologna — nei mesi di luglio e agosto le 9 centraline collegate ad un sistema elettronico non hanno evidenziato il superamento dei limiti nelle settimane più critiche (i dati definitivi li avremo a gennaio), anche se abbiamo notato in generale un leggero incremento del livello acustico di 1/1,4 decibel. La situazione era oggettivamente peggiorata e il disturbo per i residenti aumentato, ma in quei mesi il radar non era operativo e quindi c’è stato un aumento dei decolli verso la città».

Intanto l’Enac renderà più stringenti le regole per i decolli verso la città. «I piloti devono virare a sinistra raggiunta l’altezza di 800 piedi o a 2 miglia dal Vor (radioassistenza di navigazione); comunque quale delle due situazioni si verifica prima — spiega una fonte dell’aviazione civile —. Diversamente faremo scattare le multe alle compagnie».

Marco Tavasani   Resto del Carlino

____________________________________________________________________________________________________________

“Due antenne non bastano”.

Caro Tavasani,

sono anni che lamentiamo che il privilegio dell’aeroporto Marconi di Bologna, di essere situato a 3,5 km in linea d’aria da piazza Maggiore, comporta il disagio per molti abitanti della città di sopportare livelli, e frequenze, di rumore tali da rendere impossibili attività consuete come conversare, telefonare, lavorare, ascoltare la radio o la televisione, per non parlare del riposo e del sonno. Negli ultimi due anni il numero dei decolli verso sud ovest, è aumentato fino a superare i 70 di media giornaliera nonostante un Notam del 1998 obblighi, in teoria, a decollare verso nord est. Questo perché la radio assistenza (ILS)  esiste solo da quella parte vincolando gli atterraggi e, perciò, impedendo i decolli. Ora, dal tuo Tavasani sul Carlino di oggi apprendiamo che, finalmente, con una spesa di 1,8 milioni, l’ENAV istallerà l’ILS anche dalla parte di Bologna in modo da riequilibrare la situazione ed alleviare le sofferenze di qualche decina di migliaia di persone che abitano a Lame, Arcoveggio, Croce Coperta e San Donato, non solo i 3.568 abitanti di Pescarola-Noce.  Visto che un decollo produce circa il triplo del rumore, e vibrazioni, di un atterraggio il sollievo è evidente. Tutto risolto allora? Direi proprio di no, e le ragioni sono molte. La prima è che se un decollo fa più rumore di un atterraggio quest’ultimo impressiona psicologicamente molto di più. La seconda è che il livello del rumore aeroportuale (LVA) è un dato statistico medio, che somma tutti gli eventi rumorosi e li spalma su 17 ore diurne (6-23) e 7 notturne (23-6). Questo non riesce a misurare l’effetto, ben diverso, di molti  eventi su pochi  minuti che si registrano, ed esempio, spesso durante le ore serali. La legge è del 1997, ed andrebbe migliorata. Ad esempio in Belgio hanno aggiunto una terza fascia oraria, dalle 19 alle 23 per proteggere i rapporti sociali delle famiglie al rientro dal lavoro o dallo studio. Il Comitato per la Compatibilità Aeroporto-Città, che si è creato nel luglio scorso e che sta raccogliendo migliaia di firme su una petizione, chiede fasce di rispetto dalle 14 alle 16 e dalle 19 alle 8, evidentemente i problemi sono simili. La terza è che le ragioni per cui i piloti in molti casi tendono a voler decollare verso la città non sono solo tecniche o meteorologiche ma anche economiche, tant’è vero che per tutta l’estate abbiamo sentito numerosi decolli verso sud est dalle 6 alle 7 di mattina pur in totale assenza di atterraggi da nord ovest. La quarta è che, comunque, il rumore degli aerei non diminuisce ma viene meglio ripartito, ma chi abita nella zona industriale del Lippo non sarà certamente lieto della notizia.

Il Marconi ha dei limiti strutturali insuperabili dovuti proprio alla sua posizione privilegiata. La soluzione pensata da Sab a cavallo del 2000 fu quella di acquisire l’aeroporto di Forlì e farne la seconda pista collegata con una navetta ferroviaria sulla quale si potesse anche fare il check-in. Il socio di maggioranza (CCIA) non ne volle sapere, ed anche quelli di minoranza (Enti Locali) non furono certo decisi nel sostenere l’ipotesi. Ma la Regione è ancora in tempo a riprendere le redini di un sistema aeroportuale regionale di cui si parla da oltre 20 anni ma che non riesce a far nascere.

Paolo Serra                   Resto del Carlino   19/10/2011  L’Unità  30/10/2011

 

Condividi:

BUS TRAM E BISONTI Paolo Serra L’Unità 14-10-2011

Un “bisonte” al trivio Indipendenza-Rizzoli-Bassi

Dopo l’incidente occorso alla ciclista all’angolo Ugo Bassi/Indipendenza è iniziato a Bologna, su alcune testate, il processo agli snodati bolognesi i quali, è bene ricordarlo, da soli assolvono una fetta enorme del traffico pubblico ed in particolare nelle ore di punta quando non è raro vederne pieni anche due o tre in fila sulla stessa linea. I quotidiani scrivono che sono più di 100. in realtà tra filobus, bus urbani ed extraurbani a tutt’oggi sono 201… più altri 49 filobus Civis fermati che comunque riconvertiti, trasformati o cambiati si aggiungeranno a quelli già presenti nel parco aziendale: totale 250 vetture delle quali comunque 201 in quotidiano esercizio sulle strade della nostra città.
Per acquisirli è stata nel tempo affrontata una spesa enorme, gli ultimi arrivati i filobus Trollino sfiorano i 700.000 Euro l’uno. Ora, di questi tempi è del tutto impensabile alienarli o anche solo parzialmente sostituirli con altri mezzi: i tagli ricaduti dalla manovra non solo non lo consentirebbero ma hanno addirittura prolungato la vita degli autobus più vecchi ( (22 anni, a gasolio e senza pianale ribassato ) di cui era già stata decisa la radiazione.  Fermo restando che la scelta tecnica di volere utilizzare i bus snodati sulle linee della rete bolognese di maggiore affluenza era stata comunque una scelta sensata.
Due snodati in fila sulla stessa linea sono però 36 metri di autobus, tre sono invece 54 metri… dinanzi a queste cifre non era per nulla oscuro il motivo della scelta tramviaria decisa anni addietro dalla Giunta Vitali. Con un sola vettura tramviaria si sarebbero sostituiti 3 autobus snodati oppure 8 autobus classici. Un solo tram ogni 78 minuti nei due sensi anziché 16 autobus erano ben altro impatto ambientale, più risparmio, meno confusione, meno rumore, meno inquinamento. In tutta Europa si ragiona così e i risultati ne danno giustamente ragione. A Firenze la linea tramviaria 1 per Scandicci era stata progettata presumendo circa 15.000 passeggeri al giorno, in alcune giornate sono state invece registrate fino a 42.000 presenze…
Nell’immagine qui sotto, scattata giorni addietro dalla terrazza dei restauri in San Petronio, possiamo vedere uno snodato Mercedes del 2009 affrontare correttamente la curva dell’incidente. La motrice allarga fino a raggiungere la linea di mezzeria col rimorchio che seguirà docilmente la medesima traiettoria. Nonostante tutto c’è un momento in cui la vettura, o parte di essa, che prima di curvare sarà allineata alla ringhiera a meno di due metri da questa: ed è in questa situazione che un pedone non dovrebbe trovarsi in quel punto e una bicicletta tenersi prudentemente dietro al bus.

Roberto Amori – Paolo Serra    L’Unità  14 ottobre 2011

Condividi: