Civis, se ci si mette anche Passera…
“ Civis, non è l‘ultimo atto” titolava il pezzo del 20 ottobre scorso, e non ci voleva Cassandra… Ora ci si mette anche il nuovo ministro Passera ad intorbidire le acque di una faccenda malnata, e cresciuta peggio. Ripercorriamo in sintesi gli episodi di questa tragicommedia trasportistico-politica. Atto primo: il sindaco Guazzaloca, afflitto da binariofobia, cassa il tram del predecessore Vitali e, per non perdere il finanziamento ministeriale, si inventa Teo, un favoloso ircocervo metà tram e metà filobus appena rigettato dalla comunità gallica di Rouen perché inguidabile. Atto secondo: malgrado ciò il ministro amico gli concede il nullaosta con prescrizioni, come di prammatica. Atto terzo: Guazzaloca fa firmare il contratto ad Atc, per 182 milioni, penale 10%, ed Irisbus comincia a produrre i filobus, ribattezzati Civis. Atto quarto: il neo sindaco Cofferati, pur vedendo la bufala che si trovava in casa, cerca di renderla un po’ meno impresentabile ma se la tiene, ufficialmente per non dover pagare penali, in realtà afflitto anch’esso da binariofobia, malattia endemica dei sindaci bolognesi del dopoguerra. Cosicché anche CCC comincia i lavori stradali. Atto quinto: Irisbus consegna 49 mezzi ad Atc, prodotti, secondo il costruttore, tenendo conto delle prescrizioni, ed incassa, assieme a CCC, 102 milioni di euro (due terzi dal Ministero un terzo da Atc) . Atto sesto: un ex alleato di Guazzaloca, per punirlo di essersi ripresentato alle elezioni da solo e non in coalizione col PdL, non solo fa un esposto sull’appalto alla magistratura ma convince il ministro, ora meno amico, a convocare una commissione speciale per constatare la sicurezza dei mezzi. La commissione conclude che il sistema non è sicuro, ma in Francia lo sapevano da 10 anni. Atto settimo: il neo sindaco Merola, appena eletto, sospende prudentemente i lavori stradali, peccato perché prevedevano il restauro delle pavimentazioni in basoli di granito nelle via centrali della città che ne avrebbero un gran bisogno. Atto ottavo: Irisbus cita per danni, 223 milioni, ministero e Atc. Sarà un giudice a stabilire se il costruttore ha ottemperato o meno alle prescrizioni, intanto i 49 mezzi arrugginiscono in cortile. Atto nono: il neo ministro-tecnico Corrado Passera minaccia, addirittura, che se i mezzi non sono usabili vorrà indietro anche i fondi già erogati.
E qui iniziamo il nuovo commento. Sappiamo che Passera è tutt’altro che uno sprovveduto e, sicuramente, è stato informato della saga di Teo/Civis, dei due pareri contrastanti del suo ministero, dell’indagine penale e della causa civile. Se ha aggiunto legna nel fornello deve aver avuto una ragione. Vediamo cosa dice Cassandra: non è che qualche tecnico del ministero gli ha suggerito che il conflitto fra le due commissioni (quella che nel 2004 autorizza e quella che nel 2011 afferma che non è sicuro, ma, attenzione, dopodiché nessuno ha ancora preso decisioni ufficiali) tolga ogni responsabilità ad Irisbus e la mantenga al ministero prevedendo di perdere la causa? Che magari terminerà fra 10 o 12 anni ma potrebbe venire a costare quasi 300 milioni più le spese? Non è che il pragmatico Passera lancia minacce nel tentativo di arrivare ad un accordo? Non è che per rendere sicuro il Civis basterebbe farlo circolare in sede propria per almeno il 51% del percorso? (per caso questa è una delle prescrizioni del 2004) e, magari, posizionare i comandi a sinistra come vorrebbero gli autisti? Vuoi vedere che dovremo cambiargli nome un’altra volta? Che lo dovremo ribattezzare Fenice, il mitico uccello che resuscitava dalle sue ceneri?