Piano Strategico Metropolitano: fra il dire e il fare…
Mia nonna, obsoleta quant’altri mai, avrebbe detto: c’è di mezzo il mare… Mi è venuta in mente sabato 9 febbraio ascoltando gli interventi dei partecipanti al Secondo Forum del PSM all’Arena del Sole, da casa in streaming perché afflitto da rino-faringo-tracheo-bronchite da PM10 e 2,5. Fra le eccellenti relazioni dei coordinatori settoriali e la realtà degli avvenimenti, anche degli ultimi tempi, ci sono, infatti, parecchie evidenti discrepanze che è necessario sottolineare. E’ stato entusiasmante ascoltare una personalità come Roberto Camagni, coordinatore del Tavolo Ambiente, Assetti urbani e Mobilità nominare il Servizio Ferroviario Metropolitano quale priorità strategica assoluta (anche se non è certo la prima volta che ce lo sentiamo dire). C’è da chiedersi, però, come la priorità si concili con il fatto che la Regione ha declassato il progetto di interramento della linea Bologna-Budrio a due binari (potenziali) e lo ha ridotto ad uno solo, frustrando per sempre qualsiasi ipotesi di cadenzamento sotto la mezz’ora di una linea che ha tutte le caratteristiche della metropolitana di superficie. Inoltre, in omaggio al futuribile people-mover è stata cassata la fermata SFM di via Bencivenni su due linee che fanno passare inutilmente un treno ogni 15’ a 800 metri dalla nuova aerostazione. Anche la seconda priorità del Tavolo, il recupero dell’alveo del Reno a fini naturalistici ed ambientali, è zucchero per le nostre orecchie. Nel frattempo, però, pare non ci siano strumenti per delocalizzare impianti assolutamente incompatibili con un parco fluviale come quelli Sintexcal, Valli-Zabban (ed altri) che proprio nell’alveo del Reno sono insediati, contro i quali i cittadini sono mobilitati da anni. E che dire della conclamata necessità, da tutti invocata, di impedire ulteriori consumi del territorio agricolo e naturale? Sacrosanto principio che diventerà un obiettivo a livello U.E. Come si concilia con la progettazione del Centro Tecnico Sportivo del Bologna F.C su terreni agricoli a Granarolo con un indice di edificabilità dello 0,16 (che computato sul terreno libero dai campi sportivi diventa quasi dello 0,30)? Domande fatte altre volte, che non hanno mai ricevuto risposta e che, ora più che mai, ci permettiamo di ripetere a Camagni ed al Sindaco Merola, pure autore di un intervento finale lucido e, a tratti, entusiasmante ma non compatibile con la realtà attuale.