“Proposte concrete per ridestare il Pd dal torpore” Paolo Serra l’Unità 11 maggio 2013

Insiemi immaginari, insiemi reali

 In matematica, un insieme è una collezione di oggetti che hanno qualche caratteristica comune e che è a sua volta considerata un oggetto. Un servizio da tavola è un insieme di piatti. Un partito  politico un insieme di cittadini che hanno idee ragionevolmente omogenee (scodelle, piattini, piatti da portata, ciotole, ma sempre piatti sono). I fatti susseguenti alle elezioni del 24 febbraio hanno dimostrato che il PD non è un insieme bensì la sommatoria di due insiemi affiancati. L’uno, insieme A,  composto da iscritti ed elettori, l’altro, insieme B, da eletti e dirigenti, ciascuno dei quali quando dice “noi” si riferisce ad un PD diverso, con idee diverse ed obiettivi diversi. La ricerca della fiducia ad un governo al Senato e la elezione del  nuovo Presidente della Repubblica hanno impietosamente mostrato la realtà. Ogni azione dell’insieme B, a sua volta composto da almeno tre sottoinsiemi portatori di interessi diversi (ex Dc-Popolari-Margherita, ex PCI-PDS-DS, rottamatori-resettatori), è stata contestata dall’insieme A, composto di cittadini che credono nei diritti, nel lavoro, nell’equità, quindi molto più omogeneo e disinteressato. Quello che è successo è noto, non si è riusciti ad eleggere un nuovo Presidente della Repubblica e non si  riusciti a formare un governo di “Cambiamento” malgrado la presenza in Parlamento di una larga maggioranza di forze che, in campagna elettorale, i cittadini hanno identificato come riformatrici, caso unico nella nostra storia, e, temo, irripetibile. Ora l’insieme immaginario PD andrà a congresso ma se continuerà a discutere di topologia (cercando l’eternamente sfuggente punto di unione fra centro e sinistra) o di demografia (puntando al solo ricambio generazionale) senza chiarirsi le idee formando proposte omogenee, costi quel che costi, anche con referendum fra gli iscritti, sui temi che interessano i cittadini, quelli sopra accennati, non riuscirà mai a diventare un insieme reale. Dalle omissioni e dai “ma anche” abbiamo visto cosa è uscito…

Condividi:

“Un congresso per capire qual è la vera natura del PD”- Paolo Serra l’Unità 26 aprile 2012

CHIEDO VENIA:

mi ero illuso che il PD fosse un partito politico

 

Chiedo venia per l’intervento del 19 aprile,  “Ma l’autobus delle riforme non passa due volte”, basato sul presupposto, che si è rivelato illusorio, che il PD fosse un partito politico, cioè una libera organizzazione di cittadini accomunati da un pensiero ragionevolmente omogeneo. Queste convulse giornate hanno dimostrato che non era così, quindi tutto il ragionamento susseguente era fondato su una falsa percezione. In realtà il PD si è dimostrato non fondato sulla fusione, a freddo o a caldo, delle due (o più) culture politiche uscite dalla Resistenza bensì sulla omissione dei problemi che questa fusione poneva e che avrebbero dovuto essere affrontati e chiariti. Il tutto si può sintetizzare topologicamente: fino a che punto l’inseguimento di un elettorato cosiddetto moderato centrista può essere perseguito senza correre il rischio di perdere l’elettorato cosiddetto riformista e di sinistra, o, comunque contrario alla cultura politica, etica ed economica dominante? Questo è il nodo mai affrontato, perché troppo aggrovigliato, che  è venuto al pettine per la rielezione dell’inquilino del Quirinale e che ci ha costretto a richiamare il precedente perché con un PD diviso in tre (o più) tronconi la maggioranza di 504 grandi elettori era irraggiungibile per qualsiasi coalizione. Questo il punto vero, rimosso fin dai tempi dell’autosatirico “ma anche…” veltroniano,  da dirimere al prossimo congresso che, purtroppo, si vedono già i segnali, si sta avviando su dispute generazionali, sicuramente importanti ma prima di contendere un oggetto bisognerebbe definirlo con un minimo di precisione.

La soluzione tentata per rinviare ancora il chiarimento, no ad un governo politico con il centro-destra, sì ad intese istituzionali, è naufragata malamente perché praticabile in un contesto di accettazione comune delle regole consolidate della democrazia, prima fra tutte la divisione dei poteri, ma non praticabile quando il leader della destra è un inguaribile aspirante ad una specie di monarchia patrimoniale lege soluta modernizzata dal possesso delle frequenze tv al posto di quello del suolo patrio che contraddistingueva i vari Luigi francesi. Le esperienze della Bicamerale del 1998, e della mancate riforme condivise del governo Monti del 2012, non sono bastate ai dirigenti del PD, ma, per una volta, il popolo ha avuto più memoria e si è sollevato. Buon segno per il prossimo congresso…

 

 

Condividi:

Ma l’autobus delle riforme non passa due volte – l’Unità 19 aprile 2013 paolo serra

L’intervento era stato scritto dopo la prima votazione finita con la bocciatura di Franco Marini. Purtroppo gli avvenimenti susseguenti ne hanno fatto cadere il presupposto. Infatti, per alcuni anni,  malgrado le continue manifestazioni contrarie,  ho creduto, assieme a molti di voi, nella esistenza di un partito tautologicamente autonominatosi Partito Democratico. Evidentemente era una pura allucinazione consolatoria, un cascame del pensiero religioso che fa parte del nostro patrimonio genetico.

Paolo Serra

Lettera aperta a Bersani e Grillo

Cari Pierluigi Bersani e Giuseppe Piero Grillo, visto che avete oltre 60 anni non credo che vi possa essere sfuggito che avete vissuto dalla nascita in un paese storicamente a maggioranza conservatrice con larghe presenze di pulsioni anti (e pre) democratiche. Le prime culminarono nel ventennio fascista, le seconde nel ventennio berlusconista con il suo tentativo di instaurare una monarchia patrimoniale lege soluta, modernizzata dal possesso delle onde elettromagnetiche al posto di quello del suolo. Ricordate forse una occasione in cui le urne abbiano dato un responso chiaramente indicativo di una maggioranza di cittadini interessati a riformare l’esistente ambiente economico-sociale ben disposto verso le rendite e mal disposto verso i redditi, da lavoro e da capitale? Non ignorerete certo che gli striminziti governi Prodi sono caduti o sotto le campagne acquisti del Cavaliere o per la compresenza di incompatibilità politico-economiche (Dini e Mastella con Bertinotti).  Oggi, grazie anche ad una legge elettorale che, potenza della dea nemesi, si è rivoltata contro i suoi stessi ideatori, per la prima, e temo unica, volta questa maggioranza parlamentare largamente riformatrice è possibile. La coalizione PD-SEL che, grazie al premio di maggioranza, ha il controllo della Camera, ha proposto 8 punti di Cambiamento, chiaramente riformatori, che, però, vengono snobbati proprio dal movimento 5stelle, l’unico altro gruppo parlamentare potenzialmente interessato. Contemporaneamente il PD come può trattare con Berlusconi e Monti pensando che PdL e SC possano essere interessati a riforme di Cambiamento che indebolirebbero il soverchiante potere loro e di coloro che rappresentano?

Pensate veramente che possa ripresentarsi in futuro una situazione tanto favorevole? Questa occasione è unica ed irripetibile e lasciarsela scappare non sarebbe solo un indice di irragionevolezza e/o debolezza politica ma di grave colpevolezza verso i quasi 19 milioni di elettori che hanno scelto, pur nella diversità, le proposte riformiste dei vostri programmi. L’autobus delle riforme in un paese come l’Italia non passerà certo due volte.

Paolo Serra            www.bolognaragionevole.org

Condividi:

“ L’illusione di fare politica davanti ad uno schermo” l’Unità 2 aprile 2013 paolo serra

Circoli troppo chiusi e schermi troppo aperti

Come per una coazione a ripetere è iniziata la consueta litania di autocritiche nel PD  (riflesso condizionato di altre epoche…) sugli “errori nella campagna elettorale” e sul “siamo troppo chiusi nei circoli”. Pensare che il risultato delle elezioni del 24 febbraio scorso sia dipeso da questi dettagli mi pare piuttosto ingenuo, o un modo per esorcizzare una realtà spiacevole. La realtà ci dice che la competizione politica, perlomeno da venti anni, ha trasferito il campo da gioco dalla molteplicità dei rapporti fra persone (in famiglia, al bar, al lavoro, nei partiti, nel contatto con i rappresentanti nelle istituzioni), agli schermi. Dapprima televisivi, poi affiancati da quelli del personal computer. Ma la tv vive di audience e, inevitabilmente, la politica è diventata da impegnativa cura della polis uno spettacolo sempre più di basso livello, come tutti quelli televisivi (povero Platone che la voleva riservare a quelli che ai suoi tempi erano chiamati filosofi, amanti della conoscenza), ad anche la stampa ed il web si accodano all’andazzo. La stragrande maggioranza dei cittadini, cioè, ora vive la politica come uno spettacolo, da spettatore, vieppiù diseducato dal progressivo avanzamento dei professionisti dell’invettiva e dell’insulto,  dai maestri dell’interruzione del contradditore, dai portatori rissosi di tonsille d’acciaio, che si esercitano perlopiù su temi come il pettegolezzo personale o la topografia del chi è con chi e chi è contro chi: Poi si va a nanna convinti di essersi politicamente impegnati ed il giorno dopo nei vari rapporti umani si portano le argomentazioni imposte dai vari conduttori anziché sforzarsi di elaborarne delle proprie. I padri della Repubblica Italiana ripetevano all’unisono, che politica era, studiare, studiare, studiare, ora è diventato, guardare, guardare, guardare… Così la politica oggi è dominata da attori, professionisti o dilettanti di genio, imbonitori imbroglioni, fanciulle di bell’aspetto, energumeni rissaioli, che si rivolgono alla parte istintiva della mente dei cittadini, mentre chi si rivolge alla ragione ed al buon senso è ridotto ad una minoranza relativa. Cari politici, cari rappresentanti del popolo nelle istituzioni, lasciate gli spettacoli ai professionisti, attori, giornalisti, politologi, cessate questa incessante desacralizzazione del mestiere più importante che esista, perché è quello che si dovrebbe prendere cura del benessere diffuso, uscite dagli schermi che necessariamente rendono falsa anche la realtà e cercate di restituire alla politica l’aura che aveva agli albori della nostra Costituzione. Intanto noi cittadini potremmo cominciare con uno sciopero dai talk show…!

Paolo Serra   www.bolognaragionevole.org

Condividi:

“Il Tao e la via per un’intesa possibile” Paolo Serra l’Unità 1 marzo 2013

Bersani le 5Stelle e il Tao

(Riforme se non ora quando?)

Il  Tao ( la Via, o il Sentiero, della Saggezza, uno dei fondamenti della plurimillenaria filosofia cinese) insegna che da cosa cattiva può venire cosa buona, e da cosa  buona può venire cosa cattiva. Perché, allora, negarsi di pensare, e di lavorarvi attivamente, che dal pessimo risultato elettorale non possa uscire  un monocolore Bersani appoggiato dall’esterno dai deputati grillisti (perché chiamarli grillini? che c’entra un diminutivo?) Il 5Stelle non è, e non vuole affatto diventare, un partito, bensì intende restare un movimento e come tale non accetterebbe dichiarazioni di alleanze formali, ministeri o altro, al massimo cariche istituzionali. Però potrebbe accondiscendere ad un appoggio esterno davanti ad un pacchetto di vere riforme concrete: messa sotto controllo della evasione fiscale abbassando la soglia dei contanti, imposizione patrimoniale a scalare per 5 anni fino ad una più equa ripartizione dei carichi, velocità della giustizia civile e certezza della  penale, conflitto d’interessi, legge elettorale con collegi uninominali per costringere i partiti a selezionare i migliori candidabili, senato delle regioni con compiti limitati alle materie specifiche, salario di cittadinanza come ovunque in U.E. tranne noi e la Grecia…, magari Rodotà o Zagrebelski od Onida, al Quirinale (se i filo montiani del PD lo permettessero…) e niente Tav o Ponti di Messina o F35 malfunzionanti (ed anche robe bolognesi tipo people mover…). In fin dei conti i 109 deputati ed i 54 senatori dovranno pur rispondere agli 8 milioni di loro elettori. Sono stati eletti per fare una gita turistica in visita al Parlamento o per lavorare, sodo, al fine di far uscire il paese dalla spaventosa crisi, prima di tutto morale, che lo attanaglia? Per il PD, in teoria, pochi problemi, si tratterebbe solo di concretizzare, alla buon’ora, molte di quelle belle intenzioni che ne riempiono i programmi da vent’anni e che non sono mai state attuate, e non lo sarebbero da qualsiasi altra coalizione possibile.Forse, però, qualcuno degli estensori sperava in cuor suo di esserne impedito…. Al cavalier Berlusconi ed al professor Monti, comunque, una semplice risposta: “Grazie, abbiamo già dato.” Resta ad ogni modo insopportabile che governare senza la maggioranza dei consensi elettorali sia considerato sconveniente in Italia mentre è pratica consueta nei grandi paesi dell’U.E. dove né gollisti, né socialisti, né laburisti, né conservatori, ne democristiani hanno mai raggiunto il 51% dei votanti eppure governano in alternanza nientemeno che Francia, Gran Bretagna e Germania senza che venga considerato uno scandalo…

Condividi: