Lettera alla Commissione Mobilità della RER paolo serra 20 marzo 2015

fondazioni preparatorie bo.vr 2Mi permetto di segnalare alla Commissione Mobilità dell’assemblea Regione Emilia-Romagna, che presumo interessata, la lettura di un libretto gratuito distribuito in questi giorni in centomila copie, l’Orario Ferroviario 2014-2015 del servizio Ferroviario Metropolitano di Bologna. Si trova anche in rete e contiene notizie che ritengo assai interessanti,  http://www.sfmbo.it//Engine/RAServeFile.php/f/SFM_libretto_orari.pdf

Ad esempio si può notare dalle pag. 20/21 e 32/33 che ogni giorno partono da Bologna C. (e vi arrivano) i treni delle linee S3 e S5, diretti rispettivamente a Mirandola/Poggio Rusco e Modena,  utilizzando i binari che passano a 1200 metri dal punto dove sorgerà la Nuova Aerostazione del Marconi prescritta dal Master Plan approvato dal Ministero dei Trasporti. Dalle 05 alle 23,30 sono 39 sulla S3 e 45 sulla S5 significa che  a tutt’oggi mediamente ogni 13 minuti un treno passa dal Marconi in ognuno dei due versi. Se si aggiungessero i 16 Intercity, con un accordo che farebbe felici tutti i Capoluogi sulla via Emilia, la media scenderebbe addirittura a 11 minuti e quando il SFM sarà implementato secondo gli accordi del febbraio 2014 potrebbe scendere attorno ai 7 minuti. https://www.bolognaragionevole.org/wp-content/uploads/2014/03/Accordo-Quadro-RFI-RER-05-02-2014.pdf

Tale tragitto, estrapolando dall’orario esistente, potrebbe essere percorso in meno di 5 minuti, visti i 7 necessari per Calderara/Bargellino e gli 8 per Anzola, il prezzo del biglietto dovrebbe essere inferiore o uguale all’euro e 30 cent. che servono per Bargellino. Inoltre quando le linee S2 e S4 diverranno passanti e funzioneranno i due hub secondari di Prati di Caprara e San Vitale/Rimesse il Marconi potrebbe essere raggiunto direttamente dall’84% del territorio metropolitano. Qualcuno potrebbe asserire che il nostro aeroporto non è dotato di un congruo servizio di trasporto pubblico?                                                                 I propugnatori della navetta diretta chiamata People Mover lo sanno benissimo, infatti hanno sospeso la costruzione della stazione SFM di via Bencivenni a cavallo delle due linee di cui esistono solo le fondamenta ed il sottopassaggio. Però tale progetto, che ha il terminal alla attuale aerostazione, non potrà mai raggiungere direttamente la nuova a causa della servitù militare presente costringendo i passeggeri ad un percorso in parte sotterraneo di oltre 800 metri, vedi pg. 14 del VIA  https://www.bolognaragionevole.org/wp-content/uploads/2013/12/Decreto-Compatibilit%C3%A0-Ambientale-Marconi-2013.pdf

Da notare che nel 2000 la Sab stessa progettò un people mover che collegava la stazione Bencivenni, i parcheggi a raso e la aerostazione esistente, nel progetto era previsto anche un prolungamento verso la stazione Borgo Panigale che, intercettando le linee passanti S2 (per Vignola e Budrio, 22 treni attuali) e S1 (per Porretta e Pianoro, 32 treni attuali) avrebbe raddoppiato le frequenze portandole a meno di 5 minuti dalla Centrale e costretto al cambio vetture solo la S4 (per Ferrara). https://www.bolognaragionevole.org/?page_id=282 Si sarebbero addirittura potuti istituire treni diretti Marconi-Fiera prolungando la S6, il cosiddetto braccetto, utilizzando i binari e la stazione esistenti http://www.cittametropolitana.bo.it/portale/Engine/RAServeFile.php/f/Provincia_oggi/ipotesi_collegamento_Staz.-Fiera_via_cintura_per_conf_stampa.pdf

 

Anche le pagine da 12 a 15, che illustrano le linee S2A e S2B, rispettivamente per Vignola e per Budrio/Portomaggiore  destinate a divenire la S2 passante Vignola – Bologna – Portomaggiore, ed il retrocoperina che porta lo schema generale sono assai interessanti. Si può notare che nel tratto fra Castenaso e Ponte Ronca (circa 24 km) si contano 22 stazioni e che nel tratto più centrale (San Vitale/Rimesse – Prati di Caprara) le linee sono quadruple (un treno ogni meno di 4 minuti), e doppie fino a Casalecchio/Garibaldi (un treno ogni meno di 8 minuti). Se non è una metropolitana poco ci manca. Eppure Regione e Comune hanno approvato un progetto di chiusura dei passaggi a livello urbani in parallelo a via Massarenti, che impedirà per sempre di scendere sotto le frequenze di mezz’ora alla S2B e lascia al grezzo, ed accessibile solo da nord, la stazione a servizio del Sant’Orsola, struttura sanitaria che supera i 7 milioni di accessi all’anno (wikipedia). Dal 1996 non c’è stato pubblico amministratore comunale o regionale che non abbia dichiarato pubblicamente la centralità strategica del SFM bolognese. Hanno proprio torto coloro che li accusano di predicare bene ma di razzolare male? La nuova assemblea può farsi carico di correggere le evidenti distorsioni fra le parole e i fatti?

Paolo Serra  Bologna     mad9921@iperbole.bologna.it

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ECODEM EMILIA-ROMAGNA PER UNA REGIONE GREEN 2015 – 2019

Polveri fini sulla Pianura Padana

Polveri fini sulla Pianura Padana

Le azioni seguenti sono immediatamente perseguibili a livello regionale e oltre a migliorare le condizioni ambientali particolarmente critiche a causa di un’elevata antropizzazione e delle caratteristiche geografiche costituiscono delle opportunità per creare nuovi posti di lavoro all’interno di un percorso verso una società green.

 

1) Energie rinnovabili e efficienza energetica

Verificare il raggiungimento degli obiettivi del Piano Energetico Regionale, chiarendo in quale misura essi sono stati effettivamente attuati, e definendo in tal modo un quadro della situazione presente. A partire da essa, promuovere un aggiornamento del Piano stesso che aiuti a migliorare il percorso per una maggiore efficienza, il risparmio, e le fonti energetiche pulite. Per far questo riteniamo utile un coinvolgimento delle realtà locali e dei Comuni. Riteniamo inoltre necessaria una più equa calibrazione delle diverse fonti rinnovabili, legandola alle caratteristiche antropiche e naturali del territorio”

I piani energetici devono portare alla costituzione di “Comunità Solari Locali” (le cui sperimentazioni sono in corso in varie forme sul nostro territorio) caratterizzate dalla realizzazione di un sistema integrato di gestione dell’energia rappresentato da impianti di interesse collettivo per la produzione di energia da fonti rinnovabili (piattaforme solari fotovoltaiche, impianti fotovoltaici, impianti solari termici e impianti geotermici ubicati su edifici pubblici), impianti di riscaldamento di interesse collettivo ad alta efficienza ed interventi di miglioramento della efficienza energetica della illuminazione pubblica. Promuovere in modo deciso il solare e tutte le forme di produzione energetica decentrata. Pensiamo che sia importante prevedere l’adesione di tutte le Amministrazioni locali al Patto dei sindaci, che comporta la redazione dei PAES, lo strumento di programmazione energetica degli enti locali.

Vanno sostenute e incentivate su questa strada i gruppi di acquisto solidale per l’energia che hanno l’obiettivo attraverso forme di solidarietà fra i componenti di promuovere il risparmio e l’efficienza come principali fonti rinnovabili, l’acquisto di energia elettrica verde certificata e la promozione dell’autoproduzione da parte di singoli e territori.

 

2) I rifiuti e la gestione delle risorse

La proposta degli Ecologisti del Pd  è quella di superare l’approccio volto esclusivamente alla gestione dei rifiuti, ma inserire questo tema all’interno di una logica di sviluppo dell’economia verde , di opportunità per le nostre imprese. Partendo innanzitutto nel produrre meno rifiuti sia attraverso un approccio di “hardware” costruendo prodotti diversi, con meno imballaggi e con design adeguati per essere recuperati o riciclati e uno “software” e in altre parole cambiando le abitudini al consumo. Importante è la politica di lotta allo spreco.

Si tratta quindi di promuovere un piano, sintonizzandosi sulla Direttiva europea 98/2008, che con il coinvolgimento degli Enti Locali, dei soggetti pubblici e privati, dia luogo alla nascita di distretti operativi sul fronte del riuso e del riciclo dei materiali, sostenuti anche da una forte azione di acquisti verdi delle amministrazioni pubbliche e delle imprese

E’ indispensabile rendere il più possibile produttivo il sistema impiantistico che abbiamo.

Un sistema che garantisca scientificità e trasparenza (a questo proposito è fondamentale il mantenimento e aggiornamento del progetto Moniter).

La gestione dei rifiuti deve da prima darsi obiettivo discarica zero e poi andare oltre all’incenerimento. E’ per il futuro indispensabile programmare una società di prevenzione e recupero. Gli Ecodem  condividono buona parte della proposta di legge  regionale , che dovrà essere ripresentata, che mira a produrre meno rifiuti, applicare la fiscalità ambientale , incentivare la raccolta di qualità, applicare la tariffazione puntuale. E’ necessario proseguire con l’Approvazione del Piano regionale che si integra con la proposta suddetta.

 

3) Il Po

Un’altra grande questione è quella del Po, inteso come bacino padano con tutte le criticità e opportunità del caso. La regione Emilia Romagna deve essere alla testa di una “battaglia politica” nei confronti del Governo per riprendere il progetto Valle Po anche attraverso il sistema dei Contratti di Fiume. L’impegno prioritario deve essere quello di un grande Parco interregionale o nazionale.

 

4) L’Appennino

E’ auspicabile introdurre a livello regionale norme e misure che consentano al sistema pubblico “locale” di avere maggiori benefici dallo sviluppo delle rinnovabili per evitare solo una “colonizzazione” energetica del territorio. Vanno sostenute le imprese agricole multifunzionali capaci di:

– produzioni con identità

– produzione energia rinnovabile e paesaggio

– commercializzazione prodotto e territorio

 

5) Il dissesto idrogeologico

Una grande attenzione va posta nei confronti del fenomeno del dissesto idrogeologico. Interventi di manutenzione del territorio sono indispensabili per mettere in sicurezza le zone più a rischio e per attivare lavori pubblici  e privati dedicati. La politica della Regione non può che essere collegata a quelle da realizzare all’interno del Bacino del Po. Il patto di stabilità anche in questo caso limita fortemente la capacità di intervenire della Regione. Occorre implementare tutte quelle attivitàdi prevenzione legate alla gestione del territorio ed alla preparazione della cittadinanza alle emergenze; quindi pulizia delle golene e degli argini e loro costante controllo, manutenzione della rete idrica secondaria del territori (pulizia e quote dei fossi, pulizia e controllo delle fogne e delle reti delle acque bianche tombate, pulizia delle caditoie, ecc.) e contemporaneamente le attività di formazione della protezione civile (informazione alla cittadinanza dei piani di protezione civile e delle norme comportamentali da adottare nelle situazioni di pericolo, esercitazioni, attività di formazione nelle scuole, … …).

Sono in corso interessanti approfondimenti per la gestione integrata delle aree golenali tramite il “contratto di fiume”, che può raccordare i diversi enti coinvolti e diversi attori privati, sotto la regia del comune o dell’Unione locale, mettendo assieme valorizzazione turistica, opportunità di ricavare combustibile (esempio cippato) dalle attività di pulizia, al fine di superare la situazione di stallo relativa alla pulizia del fiume dovuta alla mancanza di risorse dedicate.

 

 

6) Urbanistica e mobilità

Per la parte urbanistica e la mobilità numerose sono le azioni da mettere in atto per evitare consumo ulteriore di suolo, particolarmente elevato nella nostra Regione.

Definire nuovi limiti qualitativi e quantitativi all’espansione del territorio urbanizzato, (anche agendo sugli strumenti fiscali e parafiscali) e introdurre nell’ordinamento legislativo regionale il principio della compensazione ecologica preventiva (bilancio ambientale di insediamento). Va perseguita la politica del recupero dei terreni dismessi (di origine militare, industriali, ferroviarie, etc) e la riqualificazione urbanistica: non va consumato ulteriore suolo vergine. La riqualificazione dovrà essere l’occasione per creare anche nuova edilizia pubblica e edilizia a canone calmierato.

La mobilità delle persone va considerata prima della progettazione urbanistica. Bisogna incrementare la politica del ferro e del trasporto pubblico bilanciando anche gli investimenti oggi troppo indirizzati sulle infrastrutture stradali, cercando di risolvere i problemi dei lavoratori pendolari. In particolare va evitata ogni progettazione che inibisca la possibilità futura della implementazione di SFM e SFR

Aumentare la mobilità dolce e estendere le politiche di pedonalizzazione dei centri storici. Investire sull’intermodalità del trasporto merci e sul sistema elettrico urbano così come va organizzata una filiera per l’uso del biometano per la mobilità.

La bonifica dei siti contaminati deve essere un’opportunità per creare lavoro e per sviluppare innovazione.

 

7) I servizi pubblici locali

Riguardo alla gestione del ciclo idrico integrato è necessario mantenere una forte presenza del pubblico nella gestione adeguando le politiche agli esiti referendari Per quanto riguarda il servizio idrico integrato, coerentemente con lo spirito del referendum del 2011, devono essere posti completamente sotto il controllo pubblico, e non sotto quello dei gestori i seguenti aspetti: la proprietà e la strategia sull’uso della risorsa acqua, la programmazione degli investimenti, il controllo, vigilanza e monitoraggio dei soggetti gestori, l’applicazione delle tariffe, compreso il supporto alle utenze disagiate.

Per il ciclo dei rifiuti è necessario perseguire l’integrazione territoriale delle aziende di gestione pubbliche e miste, inoltre è necessario programmare in termini di ambiti sovraprovinciali. Il modello emiliano-romagnolo ha dato ottimi risultati sulla qualità del servizio per il cittadino. E’ opportuno cercare di capire come affrontare il tema della governance delle aziende e in particolare delle grandi   multi utility  chiedendo ad esse un ruolo sempre più importante sul versante energetico e dell’innovazione tecnologica e di mantenere quel rapporto con i territori che ne ha costituito il successo. In materia sempre di rifiuti è necessario coordinare la fase della regolazione del servizio con quelle della pianificazione, già affrontata al punto 2), lavorando anche attraverso la leva tariffaria per l’attuazione delle politiche di prevenzione, recupero, economia circolare, ad esempio introducendo la tariffazione puntuale. Il modello emiliano-romagnolo ha dato ottimi risultati sulla qualità del servizio per il cittadino. Oggi però diventa necessario cercare di capire come affrontare il tema della governance delle aziende e in particolare delle grandi multiutility chiedendo ad esse un ruolo sempre più importante sul versante energetico e dell’innovazione tecnologica e di mantenere quel rapporto con i territori che ne ha costituito il successo. Su questo chiediamo da subito di aprire un confronto nelle sedi dedicate.

A fronte della maggiore complessità del ruolo di regolatore regionale – in Emilia-Romagna l’agenzia Atersir – la Regione deve porsi l’obiettivo di studiare gli strumenti normativi ed amministrativi per rafforzare questo ente in tempi brevi per evitare di rendere vani gli sforzi fatti in questi anni ed affrontare in maniera adeguata le nuove sfide che vengono attribuite anche dalle più recenti norme come il decreto “sblocca Italia”.

 

8) Una nuova agricoltura al servizio di nuovi consumi

La nostra regione è tra i primissimi posti in Europa per la produzione di prodotti di qualità, da agricoltura biologica e a marchio Dop e Igp. Occorre, tuttavia, aumentare l’impegno verso un’agricoltura che possa diventare un tassello importante della green-economy, un presidio del territorio e protagonista di un processo virtuoso di formazione di filiere di qualità, capaci di offrire al consumatore maggiore sicurezza e un territorio rurale sano in cui vivere.

 

9) Rivedere la pianificazione delle trivellazioni a terra e a mare.,

Per quelle che sono le competenze della Regione. Continuare nella ricerca e monitoraggio degli effetti veri o potenziali derivati dalle esplorazioni  riguardo all’estrazione di combustibile fossile. Avviare un’analisi approfondita dei costi/benefici a livello nazionale e regionale di questa scelta energetica anche nel contesto del nuovo pacchetto europeo clima/energia 2030, che renderà disponibile questa risorsa dopo parecchi anni dall’inizio delle trivellazioni. Promuovere anche accordi (internazionali o interregionali) con le regioni adriatiche dirimpettaie che potrebbero sfruttare i giacimenti in proprio non avendo problemi di subsidenza.

Noi siamo fondamentalmente molto critici e preoccupati riguardo alla proposta del Governo nel consentire maggiori trivellazioni in Adriatico e a terra.

 

10) Più semplificazioni nei procedimenti autorizzativi e controlli più efficaci:

Rivedere la legge istitutiva di Arpa licenziata nel 1994. Alla luce della riforma delle province pensare ad un unico ente che autorizzi e effettui le istruttorie tecniche. 

 

11) L’economia verde

E’ la strada maestra  per costruire il futuro dei nostri territori che va perseguita con costanza e coerenza. La Regione  può candidare diverse aree industriali ad ospitare nuovi impianti per avviare processi produttivi legati alla “chimica verde”. Pensiamo alle aree chimiche di Ravenna e Ferrara ma anche alla riqualificazione dei vecchi stabilimenti industriali.

 

12) I parchi e le Riserve faunistiche

Sono un valore per il territorio e la loro tutela rimane una priorità, come il loro sviluppo,l’ obbiettivo è quello di integrarli con gli Enti locali  per avviare progetti di conoscenza del territorio  e di valorizzazione del patrimonio naturalistico. “È stata avviata una riforma del sistema delle aree protette e dei Parchi nella Regione Emilia-Romagna che richiede una verifica della sua funzionalità. L’accorpamento attuato pone infatti dei rischi che vanno scongiurati nella gestione del patrimonio naturalistico ragionale, che presenta nonostante l’elevata antropizzazione un alto,livello di biodiversità.”

 

13)  La Cultura ambientale

Questa passa attraverso un lavoro educativo sulle nuove generazioni, quindi in sinergia alle Istituzioni scolastiche bisogna introdurre l’Educazione Ambientale e la lotta allo spreco nei percorsi scolastici. Incoraggiare l’elaborazione e finalizzazione di una Strategia Regionale di Adattamento agli impatti dei Cambiamenti Climatici e allinearla in maniera efficace alla recente Strategia Europea di Adattamento (aprile 2013) e alla recente Strategia Nazionale di Adattamento in via di adozione in questi mesi della Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione Europea. Questa Strategia Regionale con il supporto di un efficace uso dei fondi strutturali può essere la base per un Piano di Attuazione Regionale di Adattamento sulle criticità della Emilia Romagna rispetto ai cambiamenti climatici: risorse idriche, agricoltura, dissesto idro-geologico, aree costiere, turismo.

Infine si ritiene importante sostenere la adozione da parte dei comuni della regione del recente Patto dei Sindaci sull’Adattamento “Mayors Adapt” promosso dalla Commissione Europea quest’anno.

 

 

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Passeggeri aeroporti RER

Aeroporti Civili Emilia-Romagna
2011 2012 2013 2014
Bologna 5.885.884 5.958.648 6.193.783 6.580.481
Forlì 346.325 261.939 39.855 0
Rimini 920.641 795.872 562.830 473.103
tot 7.152.850 7.016.459 6.796.468 7.053.584
parma 271.209 177.807 196.820 205.521
tot 7.424.059 7.194.266 6.993.288 7.259.105

 

Grande enfasi in questi giorni sul record passeggeri annui del Marconi che ha superato i 6,5 milioni. Se esaminiamo, però, i dati del bacino regionale vediamo che non è tutto oro quel che riluce. Il record, infatti, è stato fatto sulle spoglie di Forlì e Rimini, chiusi rispettivamente nell’aprile del 2013 e nell’ottobre scorso dopo lunghe agonie  e dopo dissanguanti battaglie triangolari per attirare il low cost, stravinte ovviamente da Bologna. In realtà dopo il crollo del 2013 la ripresa del 2014 non ha consentito di raggiungere il tetto di bacino di 7,2 milioni del 2011. Se si aggiunge anche Parma i dati non cambiano.

Rimini sta per ripartire in questi giorni e Forli nella primavera prossima con nuove società di gestione competamente private che, sulla carta, paiono piuttosto aggressive. Il tempo dei deficit coperti in modo più o meno trasparente dagli enti locali è finito, sarà il mercato a deciderne il futuro. Su questo si innesta il previsto ingresso in borsa di Sab, direi un palliativo per allungare i tempi della totale privatizzazione di tal genere di società con capitale pubblico e normative di diritto privato che non hanno reali ragioni economiche di esistere.

Paolo Serra

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